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CREATIVITA’: EPIFANIA DELLO SPIRITO NELL’UMANO

22/12/2016

Lettera per il Natale 2016 rileggendo i discorsi di Papa Francesco sulla creatività

“Una parola divina, se è umana è perché è un dono di Dio: creatività”. Così disse Papa Francesco a Caserta nel rispondere alle domande dei sacerdoti il 26 luglio 2014.  E prosegui dicendo: “E’ il comandamento che Dio ha dato ad Adamo: «Va e fa crescere la Terra. Sii creativo». È anche il comandamento che Gesù ha dato ai suoi, mediante lo Spirito Santo. E come si può trovare questa creatività?” La risposta la possiamo trovare nel discorso al clero romano che tenne il 16 settembre 2013: “La creatività è cercare la strada perché il Vangelo sia annunciato. Non è soltanto cambiare le cose, viene dallo Spirito e si fa con la preghiera e si fa parlando con i fedeli, con la gente”. Questo perché  “Dio è creativo, non è chiuso, e per questo non è mai rigido”. È il Dio delle sorprese, delle meraviglie, come piace ripetere spesso a Papa Francesco, ed essergli fedeli consiste proprio nell’essere creativi. Essere creativi dunque è esprimere prima di tutto la nostra fedeltà al disegno di Dio, al Suo sogno per l’uomo, è fedeltà alla missione della Chiesa nel mondo. “Per essere fedeli, per essere creativi, bisogna saper cambiare. Saper cambiare. E perché devo cambiare? E’ per adeguarmi alle circostanze nelle quali devo annunziare il Vangelo” (27 settembre 2013, Discorso ai partecipanti al Congresso Internazionale sulla Catechesi).

Accostiamoci al Natale con questo spirito di creatività. E lo facciamo accompagnati dai misteri che ci aiutano a contemplare questo evento: i Misteri della Gioia. Ripercorrendoli possiamo riscontrare come la creatività spirituale sia epifania dello Spirito di Dio in noi.

 
1 MISTERO DELLA GIOIA – L’ISPIRAZIONE

L’idea o l’intuizione creativa si presenta come un’annunciazione: si manifesta come un messaggio carico di bellezza, gravido di novità. Ci sorprende anche con timore.

Per accoglierlo bisogna disporci come Maria: aperti all’ascolto. È questo l’atteggiamento invocato da Francesco, quanto ci esorta a metterci in ascolto dello Spirito e della gente.

Allo stesso tempo ci è richiesta l’umiltà di Maria. Siamo noi purtroppo ad ingabbiare spesso la libertà e la creatività dello Spirito in grado di fare sempre nuove tutte le cose. E perché? A volte per non esporci, per paura di non essere in grado. Altre volte per comodità: non desideriamo uscire dalla zona di comfort che ci siamo ritagliati. Infine, perché ‘non si può riempire un bicchiere già pieno’: non siamo in grado di ascoltare perché abbiamo i nostri schemi, le nostre certezze e sicurezze, i nostri piani e progetti. Ma il cambiamento è prima di tutto un atto spirituale, interiore. Nella sua omelia del 3 gennaio 2014 disse ai gesuiti: “Siamo chiamati a questo abbassamento: essere degli ‘svuotati’. Per questo essere gesuita significa essere una persona dal pensiero incompleto, dal pensiero aperto. È questa l’inquietudine della nostra voragine. Questa santa e bella inquietudine!”. Maria è donna ‘svuotata’ affinché si potesse compiere in lei la Parola di Dio.

Chi può accedere a questa creatività? “Io non conosco…”. Tutti, proprio tutti, se ci disponiamo per accoglierla ed ognuno in forma diversa e propria.

 
 2 MISTERO DELLA GIOIA – LA RISONANZA


L’idea nata viene condivisa, cerca una risonanza per essere comunicabile a sé e agli altri. Una idea bella che affiora in noi, che sentiamo ispirata, desideriamo condividerla. Corriamo come Maria, ci affrettiamo, perché un’idea che resta in noi rimane sterile. Un’idea condivisa genera altra creatività, altra gioia.

E’ il momento della conferma da parte degli altri, delle persone vicine a noi, della sua bontà. Una messa alla prova per verificarne la natura. È da qui che si genera il Magnificat, la gratitudine della bellezza e grandiosità ricevuta non per noi ma volta al servizio, perché compimento di una promessa verso un Popolo. Apertura ad un futuro dove pace e giustizia si baceranno e di cui nel bacio tra Maria ed Elisabetta ne assaporiamo ad oggi un frammento. Scoprire e sentire in noi questa bellezza ci da occhi nuovi per vedere la realtà.  “Trasformati da questo amore riceviamo occhi nuovi, sperimentiamo che in esso c’è una grande promessa di pienezza e si apre a noi lo sguardo del futuro. La fede è luce che viene dal futuro, che schiude davanti a noi orizzonti grandi, e ci porta al di là del nostro “io” isolato verso l’ampiezza della comunione.” (Lumen Fidei, 4)

E’ esperienza di gioia piena. “Lo Spirito Santo è l’autore delle diversità nella Chiesa… tuttavia non si tratta di una varietà statica perché è lo stesso Spirito Santo che dà slancio e armonizza tutto: Lui non ci chiude in una intimità comoda bensì ci converte in persone generose e creative; felici nell’annuncio e nel servizio missionario” (riflessione fatta ai sacerdoti dell’arcidiocesi di Buenos Aires nel 2008, dopo la conferenza dell’episcopato latino-americano ad Apparecida).

 

3 MISTERO DELLA GIOIAL’ELABORAZIONE


La nascita dell’idea. L’idea prende forma, assume finalmente un volto.

Questo non avviene nel clamore, ma tante volte nella penombra di un garage, di un piccolo ufficio impolverato, di uno stanzino parrocchiale pieno di oggetti ammassati. E non aspettiamoci che accorrano a darci premi o esprimere gratitudine. Magari all’inizio gli unici in grado di gioirne saranno gli umili. Ci sarà perfino chi avrà timore della nostra idea, perché potrebbe togliergli potere e spazio, importanza. Potrebbe darci la caccia per farla fuori o trovare il modo per sabotarla. Ma non è nella dialettica che l’idea potrà emergere. Non è nella forza della ragione che si manifesterà ma nella debolezza della perseveranza, dell’obbedienza ad un sogno!

Papa Francesco ai sacerdoti di Caserta: “E’ il Signore che dice: «Vai qua, vai di là, fai questo …», ti suscita quella creatività che a tanti Santi è costata molto. Pensate al Beato Antonio Rosmini, colui che ha scritto Le cinque piaghe della Chiesa, è stato proprio un critico creativo, perché pregava. Ha scritto ciò che lo Spirito gli ha fatto sentire, per questo è andato nel carcere spirituale, cioè a casa sua: non poteva parlare, non poteva insegnare, non poteva scrivere, i suoi libri erano all’indice. Oggi è Beato! Tante volte la creatività ti porta alla croce. Ma quando viene dalla preghiera, porta frutto. Non la creatività un po’ alla sans façon e rivoluzionaria, perché oggi è di moda fare il rivoluzionario; no questa non è dello Spirito. Ma quando la creatività viene dallo Spirito e nasce nella preghiera, ti può portare problemi. La creatività che viene dalla preghiera ha una dimensione antropologica di trascendenza, perché mediante la preghiera tu ti apri alla trascendenza, a Dio.”

 

4 MISTERO DELLA GIOIA – IL VAGLIO DELLA SAPIENZA E DELL’OBBEDIENZA

Nell’omelia del 2 febbraio 2015, Papa Francesco entra nel merito di questo evento: “Nel racconto della Presentazione di Gesù al Tempio la sapienza è rappresentata dai due anziani, Simeone e Anna: persone docili allo Spirito Santo (lo si nomina 3 volte), guidati da Lui, animati da Lui. Il Signore ha dato loro la sapienza attraverso un lungo cammino nella via dell’obbedienza alla sua legge. Obbedienza che, da una parte, umilia e annienta, però, dall’altra accende e custodisce la speranza, facendoli creativi, perché erano pieni di Spirito Santo. Essi celebrano anche una sorta di liturgia attorno al Bambino che entra nel Tempio: Simeone loda il Signore e Anna “predica” la salvezza (cfr Lc 2,28-32.38). È curioso notare che in questa vicenda i creativi non sono i giovani, ma gli anziani. I giovani, come Maria e Giuseppe, seguono la legge del Signore sulla via dell’obbedienza; gli anziani, come Simeone e Anna, vedono nel bambino il compimento della Legge e delle promesse di Dio. E sono capaci di fare festa: sono creativi nella gioia, nella saggezza. Tuttavia, il Signore trasforma l’obbedienza in sapienza, con l’azione del suo Santo Spirito. Attraverso il cammino perseverante nell’obbedienza, matura la sapienza personale e comunitaria, e così diventa possibile anche rapportare le regole ai tempi: il vero “aggiornamento”, infatti, è opera della sapienza, forgiata nella docilità e obbedienza.”

L’idea richiederà di ottenere un duplice vaglio: quello dell’autorità e quello dell’obbedienza.

Come Papa Francesco ci ricorda, si è creativi per essere fedeli. Fedeli alla Parola, ad una Tradizione, ad un Magistero, ad un insegnamento carico di sapienza. Sarebbe molto pericoloso e foriero di divisioni il voler agire senza questo riconoscimento. La nostra idea è accompagnata e donata, passa dalle nostre mani all’autorità. Non parliamo qui di ruoli istituzionali ma sacramentali. Una Chiesa dove la dimensione carismatica cancellasse quella gerarchica sarebbe generatrice di mostri, come la storia potrebbe raccontare.

Questo vaglio chiede obbedienza. E non c’è atteggiamento più generativo che l’obbedienza. Pensiamo a don Milani. Potrebbe sembrare una citazione scomposta, richiamarsi a colui che scrisse L’obbedienza non è più una virtù, ma è nell’obbedienza di accettare le decisioni del suo vescovo e di soffrirne fino in punto di morte, che la sua vita è stata generativa di cambiamenti per tutta la Chiesa. È questa obbedienza nonviolenta, che non è passività, ma opportunità generativa per poter vedere con occhi nuovi la Salvezza preparata per noi da Dio.

È questa santa obbedienza che ci aiuta ad uscire dal rischio dell’autoreferenzialità in quanto ci forza ad uscire da noi stessi. “Una Chiesa autoreferenziale, che guarda se stessa e non è capace di trascendere. È importante la trascendenza duplice: verso Dio e verso il prossimo. Uscire da sé non è un’avventura, è un cammino, è il cammino che Dio ha indicato agli uomini, al popolo fin dal primo momento quando disse ad Abramo: “Vattene dalla tua terra”. Uscire da sé.” (Discorso ai sacerdoti di Caserta).

 

5 MISTERO DELLA GIOIA – IL SAPER LASCIARE

L’idea si muove da sola, si stacca dal suo creatore.

Può creare in noi sofferenza, amarezza, nel non sentirci più riconosciuti, nel non veder in lei il nostro volto.

Potremmo trattenerla, ma sarebbe la sua morte. Ogni creativo e generativo deve mollare la presa sulla sua creatura se desidera realmente vederla crescere. Perché l’idea, il progetto, non mi appartengono. Non sono io e non sono mie, ma per qualcosa che mi supera e sono al suo servizio.

Quanti bei progetti trovano proprio in questa fase la loro sepoltura. Quanta tristezza, delusione ma anche rabbia e divisioni vanno a generare. Si è disposti a sacrificare persone, comunità, in nome di un principio che per quanto giusto non giustifica tutto ciò.

Occorre apprendere l’arte di lasciare. In questo si riconosce il discepolo missionario di cui parla Papa Francesco. Ama senza trattenere e trattenersi. Genera, semina senza accentrare su di sé, ma lo fa gratuitamente. Si decentra. È libertà piena. Altro atteggiamento per essere pienamente generativi nello Spirito. Una beata libertà, frutto della povertà in spirito.

Come disse Francesco nel suo discorso a Firenze il 10 novembre 2015: “Che Dio protegga la Chiesa italiana da ogni surrogato di potere, d’immagine, di denaro. La povertà evangelica è creativa, accoglie, sostiene ed è ricca di speranza. Mi piace una Chiesa italiana inquieta, sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti. Desidero una Chiesa lieta col volto di mamma, che comprende, accompagna, accarezza. Sognate anche voi questa Chiesa, credete in essa, innovate con libertà. Siate creativi.”

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